Marciume radicale: cos’è, come si previene e come si cura
Scritto da Massimo Tortorici, 20 Ott 2022. Pubblicato in Caffè Tropicale.
Le radici affette da marciume radicale non sono carnose e resistenti come quelle sane, no. Le radici marciscono a tutti gli effetti, e quindi sono scure, mollicce, deboli. Radici così non possono assurgere alla loro funzione, che è fondamentale per la vita della pianta: assorbire le sostanze nutrienti e immetterle nel sistema linfatico.
In autunno si sa, cambia il tempo. Le giornate si accorciano, le temperature si abbassano, l’umidità aumenta (fino a che non accendiamo i riscaldamenti) e, in generale, l’umore ne risente. Non solo il nostro, anche quello delle nostre care amiche piante. Metabolismo rallentato, meno energia per produrre tessuti e radici nuove e una ricerca spasmodica della luce solare sempre più ridotta. Ecco, per loro, spesso e volentieri tropicali abituate in natura ad avere condizioni atmosferiche pressoché stabili, già la situazione è abbastanza deprimente. Evitiamo di metterci il carico anche noi! “Come?” direte voi. Ma è ovvio, innaffiandole troppo! Eh sì, quella che ai più può sembrare un’attività a favore di piante, in realtà non lo è o rischia di esserlo sempre meno in autunno e ancora peggio in inverno. Le piante, in genere, non tardano a manifestare problemi, e lo fanno attraverso le loro foglie. C’è un problema più comune di altri, causato da questa situazione: stiamo parlando del “Marciume Radicale”, il problema numero uno (tolto qualsiasi tipo di parassita) per la salute delle piante che teniamo in casa. In questo articolo cercheremo di capire meglio di che si tratta, come può essere evitato e come comportarsi quando si manifesta in maniera evidente.
Cos’è il marciume radicale e quali sono i sintomi
Il marciume radicale è una malattia della pianta che colpisce le radici, le quali, letteralmente, marciscono. Le radici affette da marciume radicale non sono carnose e resistenti come quelle sane, no. Le radici marciscono a tutti gli effetti, e quindi sono scure, mollicce, deboli. Va da sé, che radici così non possono assurgere alla loro funzione, che è fondamentale per la vita della pianta: assorbire le sostanze nutrienti e immetterle nel sistema linfatico. Di conseguenza, prima ancora di svasare la pianta e rendervi conto che alcune o molte radici sono in questo stato pietoso, i sintomi del marciume radicale spesso sono chiari e li vedete sulle foglie della vostra pianta: foglie che si anneriscono sui margini, con macchie che si allargano sempre più verso il centro della foglia; foglie che avvizziscono e ingialliscono rapidamente. Tutto questo in un contesto in cui voi siete sicure/i non ci siano parassiti e, soprattutto siete sicure/i l’acqua non manchi alla vostra pianta.
Le condizioni che causano il marciume radicale
I responsabili diretti del marciume radicale sono funghi, batteri o nematodi (vermi del terreno), difficilmente in contemporanea, in genere uno alla volta. Tutte creaturine simpatiche insomma! Ok, questi sono i veri cattivoni della situazione. Già, ma come ci arrivano nel substrato della nostra pianta, tenuta nella nostra casa pulita e ordinata? O meglio, come proliferano, fino a causare marciume radicale? Una sola parola: Acqua. O, per essere più specifici “Umidità”. L’umidità, in eccesso, all’interno del substrato dove sono ben piantate le radici della nostra pianta, è l’alleato unico di questi microorganismi. Se il terreno attorno alle radici rimane molto umido per tanti e tanti giorni, è lì che il marciume può originarsi. Se poi continuiamo a tenerlo molto umido per settimane, beh, il marciume si espande rapidamente.
Innaffiare meno o cambiare substrato?
Eccoci arrivati alle soluzioni. Poche chiacchere, il substrato di qualsiasi pianta coltivata in vaso, non deve rimanere mai molto umido per troppo tempo. E qui vengono fuori le prime domande per voi: i substrati nei quali coltivate le vostre piante, sono ben drenati e areati? Quando innaffiate, l’acqua tende ad uscire velocemente dai fori di drenaggio, o ci mette parecchio, pur venendo assorbita rapidamente? Ma i fori di scolo i vostri vasi ce li hanno o no? Insomma, lo avrete capito, se la vostra risposta a una di queste domande è “NO” dovete stare molto attente/i quando innaffiate. Se infatti il vaso non ha fori di drenaggio, il substrato è un semplice terriccio universale, o al massimo un mix di terriccio e perlite e la pianta la tenete in casa, dovrete far passare molto tempo fra le annaffiature. Per quasi tutte le piante di origine tropicale che teniamo in casa (con rare eccezioni, tipo il Papiro, che ama stare in un terreno quasi zuppo) le annaffiature vanno fatte quando il substrato è asciutto per metà o anche per due terzi. Non basta che lo sia in superficie, e per piante che stanno in vasi di diametro 28-40 cm non basta neanche verificarne l’umidità con il “metodo del dito” (infilare il dito nel terreno e vedere se è umido). Usate piuttosto uno stecco lungo al posto del dito, o, meglio ancora, il metodo del “soppesare la pianta”: dopo un po’ di tempo, tutti acquisiamo esperienza sufficiente per capire, dal peso del vaso (e della pianta al suo interno), quanto è bagnato o asciutto il substrato.
Detto ciò, esiste un’alternativa, per evitare tutti questi drammi psicologici, almeno in gran parte: usare substrati drenanti e ben areati (e vasi con fori di drenaggio). Mi riferisco soprattutto alle piante tropicali. Aracee (Monstera, Alocasia, Philodendron, Pothos, Anthurium, etc.), Marantacee (Maranta Leuconeura, Calathee) e tutte le altre famiglie di piante tipicamente tropicali che amano stare in ambienti umidi, hanno bisogno di substrati così. Cosa vuole dire un substrato drenante e ben areato? Vuol dire comporlo con elementi che favoriscono un livello di umidità costante, assorbendo quella in eccesso e rilasciandola gradualmente, ed elementi che creano spazi all’interno del terreno. Leggete questo articolo per farvi un’idea completa. Per le piante grasse la soluzione è più facile, i terricci ad hoc che si trovano in giro vanno benissimo. Certo, avere il substrato giusto, e non un semplice terriccio universale, o “terriccio per piante verdi”, facilita di parecchio il quadro, ma il pericolo marciume radicale rimane comunque presente (innaffiare ogni due giorni perché la vostra pianta è coltivata in un substrato ottimale, non è comunque una buona idea).
Quando optare per un rinvaso
Se vi rendete conto del marciume radicale all’inizio, e cioè i sintomi fogliari sono minimi e svasando la pianta le radici sono solo parzialmente attaccate, potete risolvere il problema nel seguente modo:
1) Eliminate le radici danneggiate e marce
2) Rinvasate la pianta nello stesso vaso
2.1) Se il substrato di partenza è semplice terriccio e non volete cambiarlo, perché pensate vada bene così, allora cambiate frequenza di annaffiatura in maniera drastica. Sarà inoltre necessario sostituire il terriccio zuppo con terriccio nuovo asciutto.
2.2) Se invece pensate il substrato vada cambiato, andandone ad aumentare la capacità di drenaggio e di arieggiamento, allora procedete. Non esistono stagioni buone e cattive per portare una pianta dal substrato sbagliato al substrato giusto; ogni momento è buono.
3) In entrambi i casi (terriccio o substrato adatto), irrigate, possibilmente, diluendo nell’acqua un antifungino ad ampio spettro; in ogni caso, fatelo seguendo le indicazioni del produttore e per un massimo di due trattamenti.
Piccola nota: il rinvaso inteso come cambio del substrato a volte non è sufficiente. Spesso, infatti, si scelgono vasi troppo grandi, rispetto alla grandezza dell’apparato radicale della pianta. Meglio far stare una pianta con radici un po’ “costrette” che farla stare in un vaso che fa fatica a riempire, con le sue radici. In questi casi il terriccio o substrato tenderà a rimanere più zuppo, perché in molte zone non ci sono radici pronte a succhiar via l’umidità. Ecco, in questi casi, il marciume radicale è più facile che si manifesti, e, oltre a fare tutto quello che si è detto sopra, dovrete anche trasferire la vostra pianta malaticcia in un vaso più piccolo e adeguato al suo apparato radicale.
Una soluzione drastica
Ok, quello descritto nel paragrafo precedente è il rimedio da adottare quando la situazione è ancora sotto controllo. Quando però le radici sono particolarmente compromesse, bisogna osare di più. Vale anche se avete applicato il metodo descritto prima, ma non avete ottenuto i risultati sperati e il marciume radicale ha continuato a fare danni. La soluzione in questi casi deve essere la più drastica possibile: taglio. Dovete cioè fare una bella talea della vostra pianta; nel caso delle rizomatose, come ad esempio le Alocasie, non farete talee ma preserverete il rizoma, togliendo tutte le radici marce. Sia esso un rizoma, o una talea, quello che resta della vostra pianta va messo in acqua. Bisogna ricominciare da zero, far spuntare nuove radici, sane, pulite, capaci di svolgere bene la loro funzione fondamentale. E quando la vostra pianta si sarà ripresa e i tempi saranno maturi per rimetterla a dimora in un vaso vero e proprio, il marciume radicale sarà solo un brutto ricordo, anzi, un brutto sogno che voi, e la vostra pianta sopravvissuta, non rifarete più.